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C'è di mezzo il mare

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C’è di mezzo il mare,
che rende vano il mio dire,
e impossibile il mio fare,
si tra me e te,
c’è di mezzo il mare,
che con onde alte,
e come pianura sterminata,
ci rende lontani.

C’è di mezzo il mare,
delle nostre diversità,
tu, così bella, sirena,
la cui anima canta,
nenie di paesi lontani,
di purezza pari ai ghiacci perenni,
io, scorfano, che si aggira solitario
tra gli scogli, ti segue, ti spia, ma non si avvicina.
Tu, aperta come un campo di grano,
io chiuso come il guscio di una noce,
te che danzi come onde sulla battigia,
io che mi lascio trasportare come alga che non
si stacca dall’appiglio sicuro, incapace di prendere il largo.

C’è di mezzo il mare, quello stesso mare che da qui non vedo,
c’è di mezzo il mare che impedisce di amare,
c’è di mezzo il mare che ti circonda,
e che a me fa giungere solo l’eco di una voce lontana.
C’è più di un mare a dividerci,
c’è un silenzio rotto solo dalle confidenze, scritte, fatte ad una amica,
c’è la paura di credere in un’illusione che attanaglia chi viaggia, senza ormai acqua,
da giorni, nel deserto.
C’è la voglia di aggrapparsi, stretto a questo riparo sicuro sulla costa,
mentre l’animo crede che, lontana, su spiagge bianche, attorniate da pietre nere e calde,
ci sia tu, ci sia “noi”.

C’è l’ingiustizia sociale a dividerci, a renderci figli della stessa terra di sole, di amore,
di passione, di morte, di codardi che non alzano la testa e di altri che la piegano credendo
che il riflesso del sole visto in una pozzanghera, possa valere uguale.
Questa terra che ancora ti nutre, e questa stessa terra che mi vede lontano, figlio prodigo che non si
piega alle sue leggi, e di questo paga il fio.

C’è di mezzo il mare, che, lento, batte le sue onde su un porto solitario, un faro che lento, gira, guida per chi è senza luce, in una sera d’inverno, con una lucerna lontana.

C’è di mezzo il mare, che tiene i tuoi capelli neri, fili di seta, lontani dalle mie dita,
c’è di mezzo il mare che ha il privilegio di stare la, davanti a te, e guardarti soltanto,
c’è di mezzo il mare, che accoglie le mie lacrime come gocce fra le altre, che non ne cambieranno
il flusso, non ne altereranno il comportamento.

C’è di mezzo il mare, il mare di Sicilia, terra mia e terra tua, nei miei sogni di giovane, terra nostra, da amare, e per la quale lottare, dove far crescere figli che la prenderanno per mano,
e la faranno volare, si è vero, c’è di mezzo il mare,
ma quanto costa sognare, un centesimo gettato nel cappello, e il sogno è fatto,
di viaggi, di amori, di conquiste non importa, passa un’onda e il mare se lo porta via.

C’è di mezzo il mare. Affido ad una bottiglia il mio messaggio, su pellicola ti avrebbe raggiunta,
ma nel grigiore della nebbia che mi sta attorno, non spero nemmeno possa giungere dalla bocca
all’orecchio.

C’è di mezzo il mare.

Mare, ti affido questa perla, custodiscila come tu sai fare,
nutrila perché diventi ancora più bella, come solo tu sai fare,
affidala al mercante più esperto, che con cura la possa far posare
sul collo di una regina.

C’è di mezzo il mare.

 

 

  20-01-2009